Notiziario
n. 433 - venerdì 26 gennaio 2001
Il
salvataggio dei templi di Abu Simbel
L'interessante
intervento di Angelo Pericoli
alla
conviviale del 12 gennaio
Febbraio1964.
Ero a letto con líinfluenza di stagione. Mia figlia un pò patita per quelle opere a dispense settimanali, entrò trionfante
nella mia camera con il primo fascicolo della "Storia delle religioni":
<La facciamo?>
La religione non era in primo piano a casa nostra, ma la storia sì.
Così approvai; l'edizione era prestigiosa e quel primo fascicolo,
dedicato all'Egitto, era affascinante e... comodo per una lettura
a letto. Tra le tante, mi soffermai sulla fotografia della facciata del
grande tempio di Abu Simbel e sulla conclusione della didascalia: «...è
tra quei monumenti che la diga di Assuan avrebbe dovuto sommergere e che
si è cercato di salvare con un delicato lavoro di ingegneria».
Ma come, pensai, come potranno mettere al sicuro un buco? Perché
il grande tempio e il più piccolo accanto, erano scavati nella
roccia per decine di metri. Gli interrogativi mi perseguitarono, forse
per la febbre, anche nella notte.
Alcuni giorni dopo, guarito, ebbi una sorprendente telefonata dal prof.
Solaini da Milano: <Pericoli, vuole andare in Egitto? Ho fatto
il suo nome per una consulenza topografica, alle imprese di Milano impegnate
nei lavori di sollevamento dei templi di Abu Simbel>. Erano ancora
gli incubi di quella notte? No, era vero. Frastornato, incredulo, balbettai
una serie di "magari, l'IGM mi darà il permesso?
Quando? Per quanto tempo? Solo un mese? Magari..."
Queste righe sono tratte da: "Ricordi di un topografo ottuagenario":
una raccolta di racconti scritti dallo stesso Pericoli, il topografo dell'Istituto
Geografico Militare che ebbe l'incarico di curare l'aspetto
topografico dell'impresa.
L'Unesco, che aveva preso a cuore il salvataggio dei templi, aveva
scelto il progetto svedese che prevedeva il sollevamento del tempio in
posizione sicura, dopo avere sezionato la roccia nella quale era scavato
in blocchi maneggiabili da una grue da 80 tonnellate.
Ma come assicurare che la nuova posizione avrebbe avuto lo stesso identico
allineamento che aveva nellíoriginale? L'orientamento, infatti,
era importante per permettere, nei solstizi, l'ingresso dei raggio
del sole nascente all'interno del tempio che i suoi progettisti
avevano voluto. Occorreva un topografo di vaglia come è Pericoli,
autore di campagne di rilievo topografico importanti: prima, durante e
dopo la guerra in Etiopia, poi nel Sahara spagnolo, a Cuba oltre alle
mille camagne in Italia per l'aggiornamento delle tavole dell'Istituto.
Pericoli risolse brillantemente il problema curando il rilievo del tempio
appoggiandolo ad una serie di punti capisaldo e misurando la distanza
da questi di ciascuno dei blocchi nei quali sarebbe stato suddiviso il
tempio. Nuovi capisaldi posti relativamente alla nuova posizione che il
tempio avrebbe dovuto assumere, consentirono il posizionamento dei singoli
blocchi alle stesse distanze relative, ricomponendo esattamente líinsieme
con lo stesso identico orientamento.
Semplice? Sì (a dirlo) ma nessuno aveva prima risolto il problema
tra le imprese italiane, francesi, americane, tedesche, inglesi e svedesi
che erano state incaricate dellíoperazione.
Fu
così possibile demolire parte del colle che accoglieva il tempio
con un grande scavo, sezionare in parti maneggiabili il complesso, trasportarle
in alto nella nuova posizione, ricomporre le sale scavate, costruirvi
sopra una grande cupola in cemento armato sulla quale appoggiare líenorme
massa di sabbia che avrebbe ricomposto l'immagine del colle che
lo copriva, ricomporre gli altorilievi che ne segnano grandiosamente l'ingresso.
Pericoli,
dopo questa, ebbe a compiere diverse altre campagne in Egitto in
aiuto all'Istituto Papirologico "Vitelli" dell'Università
di Firenze, per il rilevamento dell'antica città di Antinoupolis,
fatta costruire dall'Iperatore Adriano in memoria del suo preferito
Antinoo annegato nel Nilo.
Il tempio grande di Abu Simbel, oggi ricomposto
Dai
raggi X alla risonanza magnetica
La
storia della scienza che ci guarda dentro, raccontata da Giancarlo Dal
Pozzo agli amicinel corso del "caminetto" dello scorso venerdì
19 gennaio
La
prima cosa che viene in mente dopo aver ascoltato Giancarlo è che
l'Università di Firenze (meglio: i suoi studenti di medicina) hanno
perso davvero molto dal suo pensionamento. Un argomento impegnativo come
questo è diventato un racconto divertente e affascinante, comprensibile
senza sforzo da un uditorio così eterogegeo come quello dei soci
del Club.
La scienza che ci guarda dentro: una evoluzione da una casuale scoperta
che ha reso possibili interventi della medicina altrimenti inimmaginabili,
la storia di una evoluzione tutta causata dal bisogno di continuare le
osservazioni in modo sempre più completo e causando sempre meno
sofferenza nei pazienti.
Abbiamo
così appreso che i raggi X furono scoperti dal fisico W.C.
Roentgen nel 1895 per puro caso: mentre "giocava" con un tubo catodico,
un fascio degli elettroni da lui trasmessi colpì una lastra fotografica
posata su uno scaffale del laboratorio.
Roentgen ne capì subito le straordinarie caratteristiche ma non
capì cosa diamine fossero e finì, così, per chiamarli
raggi X.
Si sarebbe poi scopero essere onde elettromagnetiche la cui lunghezza
d'onda è circa 10 volte quella della luce visibile. Essi vengono
prodotti dalla forte decelerazione degli elettroni nelle collisioni con
i nuclei atomici e dalle transizioni degli elettroni nelle orbite più
profonde all'interno degli atomi. Riescono tranquillamente appassare attraverso
le parti "molli" del corpo umano, non attraverso quelle opache: la porima
cosa che si vede in una radiografia, come ben sappiano, è l'apparato
osseo.
Dapprima
i raggi X non furono presi troppo sul serio: divertenti certe diapositive
che Gancarlo ci ha mostrato conseguenti la moda che per quialche rtempo
imperversò di farsi, dal fotografo, le foto dello scheletro...
ma la medicina si impossessò presto del nuovo strumento e,
non contenta di osservare ossa, si ingegnò per rendere visibili
anche le parti "molli" del corpo al fine di poter osservare apparato digerente,
fegato, vene e arterie, cervello. Si trattava di rendere opache quelle
zone del corpo per poter essere scrutate dai raggi X. I più anziani
di noi ben ricordano le bevute di bario che si son dovuti fare e pochi,
per nostra fortuna, quelli che ricordano le pericolosissime iniezioni
in vena di liquidi opacizzanti il sangue che, ovviamente, si praticavano
soltanto in casi di estrema necessità.
Oggi con la TAC (la tomografia computerizzata, un esame diagnostico
che impiega una complessa apparecchiatura a raggi X), è possibile
ricostruire al computer "sezioni" di una parte del corpo rendendo analizzabili
le strutture anatomiche con mezzi di contrasto diversi da una volta, che
non provocano nessun fastidio sia che siano somministrati per via orale
che per via endovenosa.
Col
tempo, tuttavia, i raggi X mostrarono i loro limiti davanti alla potenza
dell'ecografia che fu applicazione medica di un altro pogresso
fisico messo a punto per tutt'altri scopi: il sonar.
Oltre al suo impiego nella navigazione subacquea, líuso degli ultrasuoni
si rivelò presto prezioso anche in medicina: dapprima in terapia,
utilizzando la loro azione distruttiva sui tessuti animali e, poi, nella
diagnosi. Già nei primi anni í40 si era in grado di scoprire
tumori mammari anche assai piccoli.
Con il miglioramento della tecnologia informatica, allíinizio degli
anni ë80 il convertitore analogico delle sondeÝecografiche
venne sostituito da convertitori digitali col che la qualità delle
immagini che si ottenevano migliorò e continuò a migliorare
in parallelo con lo sviluppo delle nuove tecnologie applicate anche
in in altri campi scientifici quali la navigazione con radar e le telecomunicazioni.
Si giunse così alla visualizzazione tridimensionale che consentì,
ad esempio, di valutare i volumi delle camere cardiache.
L'ecografia, a differenza dei raggi X, può essere utilmente impiegata
nello studio di numerosi organi "molli" (come tiroide, mammella, muscoli,
fegato e vie biliari, pancreas, milza, rene, prostata, vescica, utero
ed ovaie) dei quali è in grado di precisare le alterazioni strutturali
conseguenze di numerose malattie. Ma anch'essa non è tuttavia in
grado di studiare gli organi circondati da osso come il cervello o aria
che gli ultrasuoni non possono attraversare.
Accanto a questo metodo di indagine si è così oggi sviluppata
un'altra tecnologia che supera questi limiti: la Risonanza Magnetica
Nucleare ( RMN o RM) che è in grado di fornire immagini incredibilmente
dettagliate del corpo umano. Con questa tecnica molte malattie e alterazioni
degli organi interni possono essere visualizzate e quindi facilmente diagnosticate.
La RM utilizza onde radio a campi magnetici e pertanto non presenta i
rischi delle radiazioni X. La RM produce immagini di sezioni del corpo
(così come fette di un salame) che vengono visualizzate attraverso
l'uso di un monitor televisivo e originate grazie all'aiuto di un computer
che trasforma gli impulsi radio nelle immagini anatomiche in questione.
Le sezioni (fette) possono essere ottenute (tagliate) indifferentemente
nei tre piani dello spazio creando in tal modo una visione virtuale completamente
tridimensionale delle varie parti del corpo che agli altri metodi erano
del tutto imperscrutabili rendendo possibile la diagnosi delle malattie
del cervello e della colonna vertebrale, dell'addome (fegato e utero)
dei grossi vasi (aorta ) e del sistema muscolo-scheletrico (articolazioni,
osso, tessuti molli).
Marco
Jodice
Una
variazione al programma
L'arch.
Giuseppe Centauro, curatore del restauro della storia della Vera Croce
in San Francesco di Arezzo che avrebbe dovuto essere con noi il oggi venerdì
26 gennaio, mi dice che, in quanto curatore di una mostra di architettura
che verrà presto inaugurata al Centro d'Arte Contemporanea Pecci,
dovrà trattenersi al Museo fino a tarda sera con l'arch.
Jean Nouvel che andrà a Prato proprio quel giorno.
Sono
costretto, quindi, al cambiamento qui sotto (le date cambiate sono in
rosso).
L'inconveniente
ci porterà, tuttavia, un grande vantaggio: quello di poter ascoltare
in anteprima assoluta il risultato di una ricerca che a quel giorno sarà
pronto per la divulgazione ma che sarà ufficialmente presentato
ad Arezzo solo nel mese marzo con la presentazionedel libro di recentissima
stampa (per i tipi di Lalli Editore, Poggibonsi) curato da
Centauro con E. Settesoldi (contenente contributi di J. Beck, Cottignoli,
Renzi e memorie inedite di Tintori (recentemente scomparso). Líopera
è stata realizzata con il patrocinio dei principali Enti della
provincia di Arezzo, con il contributo di CEPU per conto della Gestione
Perla del Museo della Madonna del Parto di Monterchi.
PROGRAMMA
DEL MESE DI GENNAIO
oggi,
Venerdì 26 gennaio ore 20,30
Grand
Hotel Minerva. Riunione conviviale con consorti. La dott.a Simona Rafanelli,
archeologa, ci parla de: "Il Popolo etrusco e l'industria del ferro"
PROGRAMMA
DEL MESE DI FEBBRAIO
Venerdì
2 febbraio ore 19,00
Grand Hotel Minerva. Riunione non conviviale. Il socio Alessandro
Naldi ci parla sul tema: "Nuova economia fra illusioni e realtà"
Venerdì 9 febbraio ore 20,30
Grand
Hotel Minerva. Riunione conviviale con consorti. "Piero della Francesca:
pittura e committenza ad Arezzo ed oltre. Anteprima su inedite documentazioni"
conversazioni e puntualizzazioni sulla cronologia e le tecniche pittoriche
della Leggenda della Vera Croce di Giuseppe Centauro e Enzo Settesoldi,
con la partecipazione di James Beck (Columbia University).
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